Caro Professor Nessuno,
Ho deciso di scrivere a lei perché so che lei è un tipo che ascolta.
Anzi, ho deciso di scegliere a lei perché di me non sa nulla.
Anzi ancora, ho deciso di scrivere a lei perché non so se qualcuno dietro questa mail esiste davvero.
Scrivo qui perché ho bisogno che qualcuno mi ascolti, non sono una persona disagiata o qualcosa del genere, no. Voglio solo parlare. Parlare e basta.
Inizio con il presentarmi, giusto.
Mi chiamo Lilli e sarei voluta nascere a Parigi negli anni venti.
Mi è venuta l’ispirazione di raccontare la mia storia tramite delle missive dopo aver letto un libro che è stato in cima alle classifiche letterarie americane per mesi, il Times lo ha definitivo ‘caso letterario moderno’, ma sinceramente non ho la più pallida idea di cosa significhi. Se mi va poi le scrivo il titolo, anche se non sono sicura sia il suo genere.
All’inizio, durante la scelta del destinatario delle mie lettere ero totalmente confusa, non sapevo di chi potermi fidare e di chi no. Ho pensato che se non potevo confidarmi col professore che ho stimato di più durante la mia intera carriera scolastica allora che senso avevano avuto tutte quelle ore di studio se il rapporto studente-docente equivale a zero?
Ma poi mi sono ricreduta, dicendomi che non volevo camminare per i corridoio sapendo che il mio ex insegnante di religione sapesse tutto su di me, o una parte troppo grande, una parte che di solito i professori non dovrebbero conoscere.
Mi chiamo Lilli e ho bisogno di qualcuno che legga o che ascolti quello che ho da dire. E lo scrivo a lei Professor N.
Anche perché lui mi ha deluso quella volta, il mio professore preferito intendo. La volta in cui ero convinta che sarebbe stato dalla mia parte.
Fa nulla comunque, ho deluso anche me stessa in quel frangente, quindi aveva tutto il diritto di deludermi anche lui.
Mi ero ripromessa di non parlare del passato, non troppo almeno. Perché quello che è fatto e fatto ed io ho bisogno di raccontare quello che mi sta accadendo ora come ora.
La mia migliore amica va dallo psicologo, una specie di sportello aperto ai ragazzi del liceo.
Lei odia il cibo. Non so perché, né come fa, e a volte mi spaventa. Mi spaventa quando viene a cena a casa mia e non vuole neanche che metta il suo piatto a tavola.
Noi siamo in tre. Io, Marti e Silvia.
Marti è quella che odia il cibo, che non si piace quasi mai e che ha una fobia verso le persone. Mi fa paura, lo ripeto.
Dopo scuola Marti oggi mi ha chiamata, e mi ha raccontato che l’altro giorno ha infilato la testa nel gabinetto e si è infilata il manico di un cucchiaino in bocca. Dice che è la prima volta che lo fa. Io ci credo, ho bisogno di crederci.
Ammetto che anche io una volta l’ho fatto, ma volevo simulare un attacco di vomito per non andare a scuola il giorno dopo (e ha funzionato).
Marti no. Lei ha detto che si sentiva in colpa perché aveva mangiato un pacco di biscotti. Le sue compagne di scuola la massacrano con questo fatto che è troppo magra, io non voglio dire nulla, non voglio giudicarla. Non so neanche se dirlo a Silvia, lei non gliel’ha detto, e magari non vuole che si sappia. La cosa pessima è che alla fine del racconto io sono stata in silenzio alla cornetta, non sapevo che dire. Poi ho chiesto se ha vomitato per davvero e lei ha detto: ‘no, ha squillato il cellulare e ho risposto’. Riconosco che questa cosa del cellulare era una bugia, l’ho capito dal tono di voce. Ma se lei abbia vomitato o meno non lo so. Alla fine le ho solo chiesto di non farlo più, che preferisco quando non mangia direttamente che quando vomita, ho riagganciato e ho chiamato Silvia. Era occupato, meglio. Forse non dovrei dirle nulla.
Alla prossima (forse),
,
Cara Lilli,
siamo molto onorati di ricevere la tua bellissima lettera. Sappi che “da questa parte dello schermo” ci sono degli esperti come psicologi, ginecolgi ecc. pronti a leggere e rispondere le domande dei ragazzi e comunque di tutti coloro che ci chiedono un parere o solo anche un nostro commento rispetto alle loro perplessità e dubbi, ma anche ad ascoltare le cose preziose che avete da dire.
Non ci dici molto rispetto alla delusione avuta in passato, forse questo potrebbe essere uno spazio dove raccontare anche fatti che nel passato ti hanno colpito, non per riaprire vecchie ferite, ma per cercare di capire e forse rielaborare quello che è successo. Questo è un suggerimento,ma comprendiamo anche la necessità di poterti nuovamente fidare!
Rispetto a quello che ci racconti della tua amicizia, sembra proprio che vi sia un forte legame tra te e le tue amiche, capiamo inoltre la preoccupazione per il disagio della tua amica. Come ci dici, lei ha preso la decisione di confidarsi e chiedere aiuto ad uno psicologo e già questo ci sembra un gesto coraggioso da parte sua e soprattutto un primo passo per affrontare queste difficoltà. Per quanto ti riguarda, ti suggeriamo di comportarti come una amica, ascoltare i suoi sfoghi e confidarle la tua preoccupazione, ma non indugiare troppo su tali problematiche, in fin dei conti lei ha un esperto con cui affrontare questi argomenti!! Confidando nel fatto di esserti stati utili, ti suggeriamo di continuare a scriverci ci farebbe piacere essere i destinari dei tuoi pensieri.
Un caro saluto!
,Lilli,15-03-2013,Relazioni di amicizia